sabato 10 dicembre 2005

[lambire]

petalo su petalo su petalo su petalo
lambirò lo schiudersi
della tua rosa

venerdì 9 dicembre 2005

[sfumature]

Amare è essenziale.
Essere amati è vitale.
Sentirsi amati è un toccasana.

venerdì 11 novembre 2005

[leccami]

(scrive e.l.e.n.a.) Leccami.
Ogni centimetro di pelle. Non tralasciare nulla, nemmeno un minuscolo angolo. Hai tutto il tempo che vuoi. Hai tutto il tempo che voglio. Segui ogni curva, ogni avvallamento, colma i solchi e risali le superfici. Voglio sentire la tua lingua percorrermi ovunque con esasperante lentezza e scrupolo. Come se dovessi dipingermi con essa e nessun punto del corpo dovesse rimanere privo di colore. Percorrimi. Assaggiami. Annusami. Respirami. Così saprai. Saprai chi sono. Saprai di me tutto quello che c'è da sapere. Prenditi il tuo tempo. Così come il mio. È tuo. Chissà se sto ancora sognando o è uno stato di veglia rarefatta. Ricoprimi. Stendi il tuo corpo su di me e fermati. Ti voglio sentire. Voglio che tu senta me. Mi senti?
Leccami.
e.l.e.n.a.

mercoledì 9 novembre 2005

[sentimento]

(scrive Flounder) Parola composta, spesso rappresentativa del suo esatto contrario. Senti: mento.
Flounder

martedì 8 novembre 2005

[impressioni di senso]

Quando un istante è molto intenso, le sue tracce ti rimangono dentro, come le impressioni su una lastra fotografica (ne esisteranno ancora?) e si sovrappongono, quasi, alla realtà.
Capita così che un sapore ti riporti a una situazione, o che un odore ti colga alle spalle e ti conduca in un luogo diverso, in un momento particolare.
E così, a volte... chiudi gli occhi, per vedere.

domenica 6 novembre 2005

[sguardo]

(scrive Occhidiluce)

Il est beaucoup moins indécent de coucher ensemble
que de se regarder dans les yeux.
(Boris Vian)

Certe volte guardarsi negli occhi è più indecente che andare a letto insieme

Quel giorno stavo salendo i gradini dalla stazione della metropolitana. Io.
Mi aspettavi, in piedi, fermo. Tu.

Il tuo sguardo era colmo di un fuoco sì puro
che la vecchia signora sui gradini davanti a me
si è voltata a controllare l'oggetto della tua intensa attenzione.

Era inciampata,
inconsapevole,
nel filo teso tra i nostri sguardi,
ma agile funambula
malgrado l'età, o forse proprio grazie a questa,
si era districata leggera,
dopo aver voltato più volte la testa da una parte all'altra,
da te a me,
sorridendo...

Odl

sabato 29 ottobre 2005

[gelosia]

Fauce truce che sbrana, persiana che insicura oscura con falsi retaggi i salsi raggi dell'amore. Tremore inane, vane paure. Cure efficaci son baci e carezze, non altre stranezze.

martedì 18 ottobre 2005

[petalo]

Quel fiore fosti tu per me ma non ti colsi. Ora che t'annuso di nuovo ti voglio, e stavolta t'avrò.

[scritto il 17 ott. 2005 per Oneword]

domenica 9 ottobre 2005

[anime gemelle]


già da prima
fino in fondo
ci si conosce

più di prima
vive il mondo
e ti stupisce

martedì 20 settembre 2005

[corteggiamento]

(scrive AdRiX) Corteggiarsi tra uomo e donna è un fitto dialogo fatto di sguardi, di carezze quasi inavvertite, di lievi allusioni. Una conversazione impalpabile, una corrispondenza inesausta.
Spesso la lingua non è comune. Gli sguardi vanno a vuoto, a volte. Le allusioni sono rozze. Le carezze spintoni. La conversazione è urlata e basilare. E il postino sbaglia indirizzo, o si frega la corrispondenza.
AdRiX

venerdì 16 settembre 2005

[mirto]

(scrive Simona) Non era strano cercarsi senza aspettare negli occhi dell'altro incoraggiamento, la pelle luccicava e non era sudore, c'era profumo e un cespuglio di fiorellini bianchi e rametti di foglie piccole. E lui senza saperlo fece una cosa antica come il mondo: prese i fiori e i rametti dal mirto e cominciò a passarli sulla schiena sul collo sui fianchi di lei e lei non rise, non si sentì buffa o ridicola né lasciò fare stupita perché mentre i fiori le scivolavano addosso capì di non avere più la pelle dei gomiti come il cartone o troppa pancia o le caviglie grosse e che lui in realtà non era mai stato sbattuto in terra da sinapsi impazzite, o forse sì e da adesso in poi mai più, e per un tempo infinito da allora si videro come erano davvero, non era più sesso né amore né gioia, era altro, difficile da dire, ma vero come tutte le cose intorno: i grilli le ossa degli animali le zanzare e la notte del 20 giugno a Pantelleria.
Simona

giovedì 4 agosto 2005

[gambe]

s.f.pl. - strumento prezioso per deambulare, strumento delizioso da suonare: opportunamente percorso con carezze lingua labbra e denti, produce ansimi, gemiti o addirittura guaiti, specie nella sottosezione "cosce".

venerdì 29 luglio 2005

[scioglimento]

(scrive Stella_Noire)

Scioglimi...
E raccoglimi nei palmi delle tue mani;
abbeverati di me...
saziati il cuore e l'animo
del mio sapore dolce-amaro...

Il mio ventre
sia la tua tavola imbandita,
i miei seni
giaciglio al tuo sonno,
la mia pelle
morbida coperta,
i miei capelli
tessuto per asciugarti,
i miei occhi
luce nelle tue notti.

Fammi tua

amante
e
sposa

che tu non perda mai
il desiderio di me

Stella_Noire

venerdì 29 aprile 2005

[lábios - labbra]


Lábios Que Beijei   (J. Cascata / Leonel Azevedo)

Lábios que beijei,
Mãos que eu afaguei
Numa noite de luar, assim
O mar na solidão bramia
E o vento a soluçar pedia
Que fosses sincera para mim.

Nada tu ouviste
E logo partiste
Para os braços de outro amor
Eu fiquei chorando
Minha mágoa cantando
Sou a estátua perenal da dor.

Passo os dias soluçando com meu pinho
Carpindo a minha dor sozinho
Sem esperança de vê-la jamais
Deus, tem compaixão deste infeliz
Por que sofrer assim?
Compadecei-vos de meus ais.

Tua imagem permanece imaculada
Em minha retina cansada
De chorar por teu amor
Lábios que beijei,
Mãos que eu afaguei,
Volta, dá lenitivo a minha dor



Traduzione a cura di Tina Cuppari

Labbra che baciai

Labbra che baciai,
Mani che accarezzai
In una notte di luna, così
Il mare ruggiva nella solitudine
E il vento chiedeva singhiozzando
Che fossi sincera con me.

Niente ascoltasti
E presto partisti
Tra le braccia di un altro amore
Rimasi piangendo
Il mio male cantando
Sono la statua perenne del dolore.

Passo i giorni singhiozzando sulla chitarra
Scavando il mio dolore in solitudine
Senza speranza di vederti mai più
Dio, abbi compassione di questo infelice
Perché soffrire così?
Abbi pietà del mio dolore.

La tua immagine rimane immacolata
Nella mia retina stanca
Di piangere per il tuo amore
Labbra che baciai,
Mani che accarezzai,
Torna, lenisci il mio dolore


Nota: la ascolto nella stupenda versione di Caetano Veloso* (da Fina Estampa, 1994), ma fu lanciata nel 1937 da Orlando Silva.

* ecco il video di un'esibizione dal vivo

martedì 22 marzo 2005

[aritmetica]

Nell'amore vero, lo stare insieme non è una semplice addizione (io + te), ma una doppia moltiplicazione (io x te) (tu x me).

venerdì 4 febbraio 2005

[tango]

Guardi negli occhi il tuo partner e ti fidi di ciò che senti. Lasci andare il corpo e l'istinto. Ti lasci guidare. Da lui, pare. In verità si balla in due, assieme si disegna la danza: tu sapendo ascoltare e lui portando ascoltandoti. Non so ridire i passi, non so cosa ho fatto. So che potevo chiudere gli occhi e abbandonarmi alla musica. E da solo il corpo asseconda il partner e si lascia volare. Tango argentino.

mercoledì 5 gennaio 2005

[erotismo]

(scrive Occhidiluce)
L'erotismo per me...

...è dividere il cornetto alla crema
Tu che lecchi le mie dita
Io con l'orgasmo che riunisce tutti gli orgasmi
Che ancora mi fa vibrare dentro e fuori
E l'epidermide che mi trasmette di nuovo, ancora, piacere

...è gustare il tuo profilo mentre guidi
e sentirti assolutamente mio
osservare il guizzo giocoso delle sopraciglia
e quel tuo modo di guardare di lato

...è ascoltare la tua voce
che mi fa ribollire il sangue di passione
sentire quel mare invisibile che muove i miei fianchi
ridandomi la mia interezza

...è schiudere le labbra
perché troppo è dentro di me

...è volerti ed amarti con tutta me stessa
sapendo che non sarà mai abbastanza
per la meraviglia che tu sei

shalom