martedì 7 gennaio 2020

[infinito]

Baciami all'infinito,
baciami quando le notti sono più buie e i giorni confusi,
baciami come se baciare fosse cibo e acqua,
baciami quando piove e non abbiamo riparo,
baciami il collo per raggiungere il cervello,
baciami gli occhi per raggiungere l'anima,
baciami le labbra per raggiungere il cuore,
baciami lì per raggiungere l'infinito.
E poi baciami baciami oltre.

wild (da lifeart)

sabato 23 febbraio 2019

[SMS pre-primaverili]

>> Regalami un pensiero in questo giorno di primavera

> Con il giusto sguardo, le bellezze superano sempre le brutture. I sorrisi che il sole ti suscita sono baci per il mondo, sono carezze d'intorno. Me ne prendo una e ne spero altre. Bacio.

martedì 2 ottobre 2018

[eternità]

Quando ho creduto all'amore,
non ho mai creduto fosse eterno.
Ma eterno è divenuto tutto ciò che ho amato.

Francesca Priori

domenica 29 ottobre 2017

[profumo di resina]

La prima volta non fu quando ci spogliammo
ma qualche giorno prima,
mentre parlavi sotto un albero.
Sentivo zone lontane del mio corpo
che tornavano a casa.

Franco Arminio

domenica 9 ottobre 2016

[sentire attraverso]

She could feel how soft she felt to him. She could feel herself through him. Her skin. The way her body existed only where he touched her.

Arundhati Roy, The God of Small Things

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Lei riusciva a sentire la sensazione di morbidezza che gli trasmetteva. La sua pelle. Il modo in cui il suo corpo esisteva solo dove lui la toccava.

Arundhati Roy, Il dio delle piccole cose (traduzione di Chiara Gabutti)

mercoledì 14 settembre 2016

[angelica]

Mi chiamano la rara, il premio, la fuggitiva, la dura, la fredda, la colonna di alabastro, la senza calore, la sdegnosa, Diana in scena, Venere chiedente, la speranzosa.
Mi han chiamata la custode avventata del fiore virginale, la sospirante, la gemente, la cavallerizza, l’avvampata di dispetto e d’ira, la sfuggente, la triste, la supplicante, la debole e la gagliarda, l’esule che levar terra vorria, la gentile, la paurosa, la timida, la piangente, la sconsolata, la tormentata.

Dicono di me che son l’esule, la vagabonda, la pudica impudica, la disperata, l’afflitta e la sbigottita, la molestata, la sdegnosetta, la tinta di rossore, la narcotizzata, la rapita, la sfortunata, l’oppressa, l’incatenata, la prigioniera in roccaforte, l’ignudata, la messa in catena su una fredda pietra, la mezza morta di paura, la supplicante, la mortificata.

Hanno detto di me che son la stupita, l’allegra, l’incredula, la celata, la nascosta, la mimetizzata, l’errante, la solitaria, l’incostante, la beffarda, la sfacciata, la canzonatrice, la stanca, l’invisibile, la solitaria, la turbata, la dolente, la malcontenta, la nascosta.

Ma io di me, ora che ho ti ho incontrato, ti dico che sono la pietosa, l’insolitamente ferma, la tenera, la molle, la samaritana, l’infermiera, la sanatrice, l’intenerita e alla fine di tutti gli aggettivi che mi hanno graffiato addosso, l’innamorata.


frammenti da L’Angelico abbacinare di Simonetta Sambiase su viadellebelledonne

giovedì 26 maggio 2016

[gentilezza]

La stanza si restringe fuori dai miei occhi. Sento la mia bocca dire “gentilezza” ma sulla “a” espira, la vocale si perde e ammutolisce: non importa adesso, un’altra urgenza si produce tra i miei denti. Li stringo, in una piccola apnea, mentre da dietro le sue mani proseguono su di me: dapprima mi sorreggono per il busto e quasi mi sollevano, poi salgono a cercare i seni. Adesso li stringono da sotto in su, a ripetizione, salgono e scendono. Le mani sono troppo grandi forse e il mio petto troppo sfuggente per la camicetta. La pelle si ritira, ogni poro si restringe, le sue dita si chiudono sul contorno immaginato dei capezzoli: lo sente anche lui che stiamo trovando un ritmo nostro in questa danza ignota. Non ci guardiamo, ma giro il collo e mi appaiono vicinissimi la fronte e i capelli riversi davanti agli occhi semichiusi. Mi dice qualcosa che non capisco. Mi slaccio i bottoni, cercandoli uno a uno in una sorta di memoria senza sguardo. Mi bacia la guancia con la bocca aperta, poi il profilo del naso, poi giù, mi lecca l’incavo del collo. Mi respira. Accompagna la mia mano sinistra tra le sue gambe, bene fino in fondo, perché io lo senta senza guardarlo ancora. Inarco la schiena, mi sto aprendo: ho un peso che schiaccia il bacino da dentro, un cuore convulso che mi batte tra le cosce. Vorrei sedermi su di lui adesso, averlo sotto di me. Sentire il suo sesso esplodere contro il mio culo, mentre sopra strati vestiti ancora ci separano. Sentire una specie di dolore.
Perdo la gentilezza.

Laura di Available in blue