mercoledì 31 dicembre 2003

[desiderio]

Si impone. È vano scacciarlo. Mi prende da dentro. Denso e piano. Fino a che non lo assecondo consapevolmente con il pensiero e le emozioni. Si accavallano sensazioni presenti e ricordi, immagini che ritornano e fantasie da giocare. Una perfetta sintonia di mentale e carnale che sprigiona la sua forza nella pelle e nei sogni. Lo sento nella pianta dei piedi che sale a propagarsi nelle gambe, nelle viscere, fino alle mani che vibrano le dita a scoprire la sua pelle da accarezzare. Il mio seno cerca i suoi baci, i miei occhi anelano ai suoi. Rivedo il suo sorriso e i peli morbidi del suo petto, lo vorrei a danzare dentro di me, le mie labbra a cercare le sue dopo avere indugiato dove più è sensibile. Armonia di anima e sensi che dimentica il tempo e lo spazio.

lunedì 22 dicembre 2003

[un orgasmo cosmico]

(raccontato da mariemarion) ...un rito che inizia da uno sguardo e con gli occhi racconti la vita intera dell'universo... Come la Nona di Beethoven. Se incominciasse dal Die An Freude, direttamente dall'Inno alla Gioia, perderebbe la magia costruita sapientemente da quell'alieno di Ludwig. Il quale, tra un tramorire e l'altro dei timbri, ogni tanto butta lì il tema, un paio di note, messe lì sembra per caso... ta ta tatta e poi riprende a rumoreggiare coi suoi timbri, incazzato iena come dio che s'affaccia dalle nubi in tempi come questi. Poi, tra un temporale e l'altro, rieccolo, quel tema lì, di nuovo gettato per caso, come un fiorellino che sta lì, nessuno se n'accorge... tatta tta tta tta... finché, dopo averlo assaporato, e ce l'hai nel sangue, l'aspetti ma lui te lo rimanda indietro come un orgasmo abortito e poi lo riprendi e ti sembra... sì adesso arriva... la sai a memoria quella Nona lì ma non ricordi mai... Freude ...esplode l'Inno che non te l'aspettavi più. Esplode il creato in un orgasmo cosmico... T'accasci, dopo le ultime note, come dopo un amplesso vero.
Così, accade che ti piaccia qualcuno. E se nata non sei cretina t'accade che non ti metti a fare i soliti risolini, a guardarlo di straforo rischiando che lui becchi in pieno la tua occhiata di straforo. Gli piazzi i fari negli occhi. Secondi eterni all'interno dei quali devi raccontare il tuo sé la tua voglia di lui il tuo essere qualcosa che non gli è mai accaduto e mai più gli accadra... l'intera storia dell'universo... la magia... E non abbassi gli occhi, né li giri, semplicemente guardi oltre di lui, come nel vuoto, come nell'universo dal quale provieni. Pochi secondi per farlo innamorare... se porti dentro la magia dell'universo, l'intera forza del cosmo. Poi capita che il primo contatto è per telefono, quando non si è liberi. Allora invece degli occhi deve parlare la voce, che non parla... Si tratta di inviare le vibrazioni del proprio esistere oltre il filo dei chilometri. Un sussurro, un tono stonato verso il basso, una carezza, visualizzi te a sfiorare lui e non c'è bisogno che tu aggiunga altro, lui già ti vuole più d'ogni altra cosa al mondo. Anche se non lo dirà. È un uomo. Allora accade il più bello: raccogli la sfida dell'uomo, il tuo perenne amico nemico, colui per il quale soltanto hai deciso di ritornare su questo fetido pianeta. Lo vuoi ma non lo vuoi vinto. Lo vuoi vincitore ma non vinta tu. La schermaglia diventa guerra oltre i limiti della Razionalità, la Passione contro la Ragion Pura. L'eterna lotta dell'universo contro se stesso si racchiude in quelle due anime che sfidandosi al massacro, cominciano a massacrarsi. Altrimenti... troppo facile la preda, finito in un bicchier di noia, in un letto sfatto il senso stesso dell'Amore... Nessuno me l'ha insegnato. Sono cose che si imparano durante i secoli. Forse ero io quell'amante di un papa di cui si vantava mia madre. Io so soltanto che vederlo fremere sotto le mie labbra è già un trionfo. E ancora non ci si è scambiati neanche un bacio. Se capita, e spesso è capitato, mai mettersi frettolosamente le mani addosso, mai buttarsi volgarmente sul letto. L'Inno alla Gioia è un tema abortito che mentre lo ignori e lo soffochi dentro di te... cresce... e cresce fino a diventare tripudio... Sfiorarlo appena con le punta delle dita, e sentirlo gemere. E scappare ridendo. Sentire il suo desiderio spingersi contro di te. E scappare ridendo. Sentire che tra un po' ti ucciderà se non... e baciarlo e scappare e baciarlo e ancora scappare. Finché non ce l'hai inginocchiato avanti a te, l'eterno amico nemico, l'Uomo! Lo domini e conduci il gioco. È tuo mentre gli sussurri sono tua... e mille altre carezze in punta di voce, mai volgari anche se al massimo dell'oscenità e oltre... Tu lo sai che non avrai mai il suo sacro cervello. Ma se Donna sei con la D maiuscola puoi averlo ai tuoi piedi. Per quel tanto che basta a sentirti vincitore di una guerra al massacro.
Poi, semplicemente lo accarezzi fumando la sigaretta con lui, in silenzio, rispettando il suo "dopo" che è sempre oscuro, triste, senza fare domande, senza esserci. Dopo lo ami... e basta. Dopo dai la tua vita per lui... Sapendo che lui non darà la sua vita per te, o non sarebbe la Ragion Pura. Ma lui una cosa non la sa. Che mentre ti crede ai suoi piedi tu già stai guardando oltre di lui alla ricerca di un altro orgasmo cosmico. Che accadrà.
Loro non lo sanno mai. Mio marito sì, lui è un genio. Per questo mi tiene segregata. E mi rispetta come la cosa più preziosa al mondo, più di un Renoir autentico. E mi tiene nascosta... Ma io che ci posso fare. Io vi adoro tutti...
Questione di vibrazioni cosmiche...
Bea

sabato 13 dicembre 2003

[ammore]


L'ammore avess' 'a essere
'na cosa fatta 'e zucchero,
'na cosa doce e semplice
tutta sincerità.
Duje piette ca suspirano,
ddoje vocche ca se vasano,
duje core ca se fonneno
fino all'eternità.
(di Antonio De Curtis, in arte Totò)

lunedì 8 dicembre 2003

[poesia]

Amavo molto la poesia da ragazza (scrive Simona). Non ne ho mai scritto una, non per lucida consapevolezza dei miei limiti, ma per affetto e rispetto nei confronti dei miei amici cui ho risparmiato l' incubo del "Che ne pensi?" E poi la poesia d'amore perfetta, quella che avrei voluto davvero scrivere, quella che dice l'indicibile con poche righe in realtà è già stata scritta da una donna moltimoltimolti anni fa. Sto parlando del frammento Diehl 2 di Saffo. Comincia più o meno così:
A me pare uguale per felicità a un dio
quell'uomo che di fronte ti siede
e da vicino ti ascolta dolcemente parlare
e d'amore ridere un riso...

Qualcuno di voi ne avrà senz'altro una traduzione migliore da qualche parte tra i suoi libri... perchè non la mandate via e-mail?
Simona
P.S.: Catullo ci ha provato, ma, ahimè, era poeta e in realtà l'ha riscritta, non tradotta.

domenica 7 dicembre 2003

[perdere]

Diventiamo così fragili quando siamo convinti di avere tutto da perdere, che dimentichiamo che l'unico rischio vero è perdere quello che siamo veramente. E mentre lo dimentichiamo finiamo davvero per perderlo, perchè la paura ci fotte. (diceva in)
E Bea commenta:

Il segreto? NON aver mai nulla da perdere. Bisognerebbe esercitarsi quotidianamente con la morte e paragonarla ad ogni evento da affrontare. Immaginare cioè che si sia sempre agli ultimi minuti di vita, e allora sì che arriva la sana follia per alzare quel cazzo di telefono e dire ti amo.
Vi voglio bene,
bea

venerdì 5 dicembre 2003

[passione]



Flor Andaluza
Te quiero y porque te quiero / no tengo miedo de morir
Huaca de mi sentido / ya jadeo mirándote así
Te quiero porque ya huelo / tu deseo que todo va a envolver

Te miro y porque te miro / querida, sé lo que es vivir
Dueña de mi canciones / mojados mis labios son por ti
Te miro porque hay un hueco / tu nombre que puede enloquecer

Lejos de ti aún siento / el aliento de tu piel
Dorada pero no entiendo / si llores como llorasTe
quiero y porque te quiero / no tengo miedo de quedarme aquí
Tu fiebre me quema y solo / espero el día de tu volver
1996, Zu per Pontebragas

(traduzione a cura di Giulio Pianese)


Fiore andaluso
Ti amo e poiché ti amo / non ho paura di morire
Tomba del mio senno / ustolo già solo a guardarti
Ti amo perché fiuto / il tuo desiderio che avvolgerà ogni cosa

Ti guardo e poiché ti guardo / amore, so che cos'è vivere
Signora delle mie canzoni / le mie labbra bagnano in te
Ti guardo perché c'è un vuoto / il tuo nome che può fare ammattire

Lontano da te eppure percepisco / il respiro della tua pelle
dorata però non capisco / se piangi come piangesTi
amo e poiché ti amo / non ho paura di restare qui
La tua febbre mi brucia e aspetto solo il giorno del tuo ritorno